mercoledì 30 aprile 2014

L'onagro

   Le conoscenze tecniche dei Romani erano all'avanguardia anche nella costruzione di tormenta, macchinari in grado di lanciare proiettili pesanti. Il generico nome latino è legato al comune meccanismo usato per ottenere la spinta di lancio, basato sulla torsione di corde. Nel testo di Cesare è riportato l'uso di queste armi; le più comuni erano l'onagro, la balista e lo scorpione. 
"I nostri accorsero alle difese, ciascuno al posto che giorni prima gli era
stato individualmente assegnato; respinsero i Galli con le fionde da pietre
di una libbra, con pali che avevano disposto sulla linea di difesa,
e con grossi proiettili. La notte non permetteva visibilità alcuna; molte
furono le perdite da entrambe le parti".  Libro VII, LXXXI; pagina 463. 
   Progettato per lanciare pietre di grandi dimensioni a distanze relativamente elevate, l'onagro aveva una massiccia struttura in legno all'interno della quale era ospitato il meccanismo di lancio. Quest'ultimo era costituito da una matassa di corde, da un braccio inserito nella matassa e da un palo, contro il quale si esauriva la corsa del braccio. La spinta di lancio era ottenuta nel seguente modo: un argano, azionato dai serventi, metteva in tensione le corde della matassa; con questa operazione veniva abbassato il braccio, all'estremità del quale era presente un alloggiamento per il proiettile. Facendo scattare un dispositivo di bloccaggio, il braccio iniziava la sua corsa e scagliava il proiettile dopo aver impattato sul palo. Quest'ultimo aveva una duplice funzione: da un lato imprimere una spinta di lancio maggiore, dall'altro regolare la traiettoria del proiettile modificando l'inclinazione.
   Il vantaggio principale di quest'arma era legato proprio alla traiettoria indiretta e regolabile del proiettile che, raggiungendo altezze elevate, riusciva a superare eventuali fortificazioni e a colpire il nemico.    

lunedì 28 aprile 2014

L'accampamento romano

   I Romani avevano ben chiara l'importanza dell'ingegneria applicata al settore militare. La legione non era costituita infatti da semplici soldati, ma da soldati che all'occorrenza diventavano operai in grado di costruire ponti, scavare fossati e di innalzare imponenti opere difensive e offensive; queste operazioni venivano eseguite sotto la guida degli architecti.



"In quella posizione un lato dell'accampamento era difeso dal fiume e la zona
retrostante era al sicuro dal nemico, cosicché i rifornimenti procurati dai Remi
e dalle altre popolazioni alleate potevano arrivare senza pericolo ai Romani.[...]
fece poi fortificare l'accampamento con un trinceramento alto dodici piedi
preceduto da un fossato largo diciotto piedi." Libro II V; pagina 119.
 




                                     1) praetorium;
                                     2) via pricipalis;
                                     3) via praetoria.
                                     Ingressi:
                                     4) dextra;
                                     5) praetoria;
                                     6) sinistra;
                                     7) decumana.
 
   Un esempio dell'elevata competenza tecnica delle legioni lo abbiamo dalla costruzione dell'accampamento. Sempre in posizione favorevole, spesso su un'altura, l'accampamento aveva pianta rettangolare e un'entrata su ogni lato. Le porte erano collegate tra loro da due vie perpendicolari che tagliavano il campo in croce. Intorno al perimetro del campo veniva scavato un fossato; il materiale di risulta veniva usato per creare un terrapieno sul quale veniva innalzata un palizzata. E' interessante notare che queste operazioni venivano portate a termine in poche ore, segno questo dell'elevata capacità tecnica e organizzativa delle legioni.


Ricostruzione di un accampamento.

   In questo modo, l'accampamento diventava non solo un luogo protetto dove radunare le legioni ma anche una base d'appoggio per il controllo del territorio e per nuove offensive.







mercoledì 23 aprile 2014

Le navi dei Veneti

   Nel terzo libro Cesare deve affrontare i Veneti, popolazione celtica stanziata in Bretagna nel Morbihan. Era la popolazione più importante di quella regione grazie alle superiori conoscenze nella navigazione.


   Le navi dei Veneti erano diverse da quelle dei Romani; la navigazione nell'Oceano era infatti diversa da quella nel Mediterraneo. In generale, queste navi erano più resistenti. Erano infatti costruite in legno di quercia, con pruapoppa rialzate per resistere alle tempeste dell'Oceano; per lo stesso motivo non vi erano vele ma pelli. La carena era piatta per affrontare meglio le basse maree e i bassi fondali.









" ...carene piatte più di quelle delle nostre navi, per potersi adattare, più facilmente, alla poca profondità e alla bassa marea; prore e poppe molto rialzate, adatte a sopportare le grandi ondate del mare in tempesta; tutte costruite di legno di quercia, capace di resistere ai colpi più violenti; le travi, fatte con legni dello spessore di un piede, erano confitte con chiodi larghi un pollice; le ancore erano legate non con funi, ma con catene di ferro, invece di vele vi erano pelle e cuoi pieghevoli e sottili, sia perchè mancava il lino o non lo si sapeva usare, sia perchè (ed è forse questa la ragione) si pensava che le vele non avrebbero potuto agevolmente sostenere le grandi tempeste dell'Oceano e l'impeto dei venti, nè reggere navi tanto pesanti... ". Libro III, XIII; pagina 167. 
   
    Le successive considerazioni di Cesare ci permettono di capire meglio i vantaggi in combattimento di queste navi. Le navi dei Veneti erano molto robuste e non potevano essere danneggiate nè dai rostri (rostro) delle navi romane nè da improvvise tempeste. Inoltre, erano difficili da bersagliare con dardi a causa della loro altezza ed erano in grado di   muoversi, con più sicurezza delle navi romane, attraverso bassi fondali.