Discendente diretto della balista, lo scorpione si distingueva per le ridotte dimensioni che garantivano un agevole trasporto ed uso sul campo di battaglia. Venne sviluppato da ingegneri romani in tarda età repubblicana e divenne in breve tempo una delle armi più diffuse nell'esercito romano.
Il meccanismo di lancio era del tutto simile a quello della balista. Anche in questo caso, la spinta di lancio era ottenuta tramite due fasci di corde parallele, attraversati entrambi da due pali distinti. Le estremità di quest'ultimi erano collegate ad un carrello, sul quale giaceva l'alloggiamento per il proiettile. Il carrello era posizionato su una trave passante attraverso lo spazio presente tra le due matasse di corde. L'intera struttura era sorretta da un cavalletto. Lo scorpione scagliava dardi di 70 cm circa con tiro diretto. Si otteneva una buona precisione fino ai 100 m; la gittata utile era di circa 400 m.
Lo scorpione, apprezzato per la sua precisione e per la facilità di trasporto, venne usato diffusamente dall'esercito romano. In particolare, venne impiegato nel tiro di precisione o, sfruttando tutta la sua gittata, in batteria, per svoltire le linee nemiche.
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